Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”.

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”.

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”. Storie, leggende e personaggi di una Roma che pochi conoscono. Di Giorgio Franchetti

Esistono davvero pochi posti al mondo in cui, camminando per la strada, potremmo casualmente inciampare nello stesso sasso nel quale, 2000 anni fa, ha inciampato Cicerone mentre si recava in Senato. Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”. Ed esistono davvero pochi posti in cui potreste ritrovarvi a vivere nella stessa casa in cui ha vissuto la donna di un celebre pittore che la dipinse come Madonna, facendo scandalo, o in cui potreste entrare in un portone che conduceva, un tempo, in una locanda gestita dall’amante di un papa.

Ma esiste un solo posto al mondo dove tutte queste cose sono possibili e questo posto è Roma.

Questa è una città che vanta quasi 3000 anni di vita e i personaggi più importanti del mondo, quelli che hanno lasciato traccia nella storia, sono passati quasi tutti di qua. Tutto ciò rende questo luogo davvero unico, così come i suoi abitanti.

I Romani, da sempre, convivono con tutto questo clamore: senatori, imperatori, papi, scienziati, letterati e chi più ne ha più ne metta.

Qui, come è successo a me, puoi andare in giro e casualmente veder passare la macchina scoperta con Jimmy Carter e la moglie, che salutano la gente, o puoi incrociare il papa, come mi capitò prima del Covid.

Ma non ci fai caso più di tanto, sei romano, sei abituato.

Se vedi er papa pe’ strada je fai “ciao” con la manina dicendo solo “Santità…”.

Qui non c’è pace, c’è sempre un evento, un personaggio in visita, una ricorrenza di qualcosa.

Ecco, questa è Roma. Convivi con tutto questo e non ci fai mai troppo caso. Qui i secoli si sono via via sovrapposti l’uno all’altro, non solo strati graficamente sui resti delle varie epoche, ma anche culturalmente.

Puoi leggere Roma a vari gradi, a vari livelli, come in uno scavo archeologico, e questo vale anche per il “sopra-terra”, dove ai monumenti romani si mischiano case e palazzi medievali, rinascimentali, moderni…

Il problema di questa città, tra i vari che l’affliggono, è proprio la Storia, quella con la S maiuscola, quella grande, quella ingombrante.

Qui ce n’è troppa. Come di vestigia: ce ne stanno troppe! E questo è un “problema” che affligge un po’ tutta l’Italia, come ebbe modo di sottolineare, in un saggio di alcuni anni fa, Andreina Ricci nel suo “I mali dell’abbondanza.

Considerazioni impolitiche sui beni culturali”, che vi consiglio di leggere.

Insomma, qui abbiamo troppe cose e va a finire che la Grande Storia, quella dei grandissimi personaggi, dei grandissimi monumenti e dei grandissimi eventi storici schiacci completamente l’altra storia, quella fatta di personaggi meno conosciuti o sconosciuti del tutto, dei luoghi seminascosti e degli eventi dimenticati.

Dimenticati perché non in grado di reggere il passo con il resto, in questa città. Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”.
Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”.

Ma se quando giriamo per Roma, invece di guardare in alto verso la cima dei grandi monumenti, portassimo lo sguardo più in basso, quasi ad altezza d’uomo, ecco che scopriremmo tante storie che non conosciamo, magari ricordate su una lapide mezza coperta di erbacce, deturpata da qualche writer o annerita dal tempo.

Ecco, quella lapide, quell’iscrizione, quel portone sempre chiuso o quella finestra murata, ci racconterebbero un evento, una storia, un personaggio particolare e scopriremmo una Roma che non conoscevamo.

Quella delle storie popolari che si mischiano con le leggende e alla fine non riesci più a capire dove inizia una e finisce l’altra, quella Roma che ci piace raccontare quando ci vengono a trovare i parenti da fuori città e la sera li portiamo in giro per i vicoli del centro.

A volte sono storie vere, altre lo sono solo in parte o anche pe’ gnente! Ma che c’emporta?

So’ belle comunque da raccontà e Roma è bella così! Il mio caro amico Porfirio Grazioli, poeta di lungo corso ed esperto romanista, oggi presidente dell’Associazione Romanesca Trilussa, nel suo volume “Romeide.

Poema didascalico in sonetti romaneschi”, perfettamente dipinge il nesso tra storia e leggenda che si respira per le strade di Roma:

“Il racconto storico, in genere, gode di un privilegio singolare: può avvalersi di una sorta di “doppio binario” che consente al “conduttore” di disturbare la guida diacronica della narrazione, deviando a piacere dalla corsia della rigorosa ricostruzione storica a quella della estemporanea divagazione romanzesca”.  

Per una volta, un archeologo come me, non è rimasto fermo, come per i libri precedenti, sull’esattezza di un dato archeologico o storico, ma si è lasciato prendere da questo fiume in piena che è il racconto popolare.

Di questi racconti ce ne sono a centinaia, tutti da scoprire, c’è “un’altra Roma” là fuori. Io sono stato fortunato. Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”

Quando ero piccolo, il mio bisnonno Giovanni, nonno di mia madre, dopo pranzo in soggiorno a casa sua, a San Giovanni, mi raccontava sempre di quella Roma lì, quella che lui aveva visto, di fine ‘800.

Lui era nato il 23 novembre del 1888 e aveva sempre fatto il carpentiere, finendo poi a Cinecittà, quando venne costruita. Morì quasi a 100 anni, lucido e pieno d’energia.

Mi raccontava spesso la storia di quando, da piccolo, era sgattaiolato a teatro per vedere dal vivo Giuseppe Verdi con l’orchestra.

E capitava che mi mostrasse monete del suo tempo, che ancora conservava come ricordo.

Fu lui a raccontarmi, per primo, questa Roma che non c’è quasi più, che i romani hanno dimenticato o mai conosciuto. Poi, dopo di lui, c’è stato mio padre Piergiorgio.

Gli piaceva andare a pescare con la bilancia sul Tevere e meno male che i pesci poi li regalavamo!

Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”.
Teatro Testaccio “Vi racconto Roma”.

Andavamo quasi sempre in pizzo all’Isola Tiberina, montavamo l’asta e calavamo in acqua la bilancia, poi ogni tanto la tiravamo su per vedere se c’era qualche anguilla o qualche carpa.

Prendemmo pure un paio de’ sorci grossi come gatti, ‘na vorta! In qualche occasione, rara, capitava che mi raccontasse la storia dell’Isola, della forma di nave che gli diedero i Romani o storie legate a quei palazzi che si intravedevano mentre stavamo lungo le sponde del fiume, aspettando che i pesci finissero nella rete.

Di storia, nei suoi negozi di restauro a Borgo Pio e a Via dei Pianellari ne passò tanta, tra mobili, quadri e opere d’arte che restaurò, oltre che personaggi famosi e prelati importanti.

Ma di tutti questi, come immaginate, non posso fare nomi né dire niente. E poi arrivò il liceo. Iniziai al Pasteur, poi passai al Malpighi e terminai al Rosolino Pilo, che oggi non c’è più, manco lui!

E al liceo ebbi la fortuna di avere come professore di italiano e latino un “certo” Claudio Rendina, celeberrimo autore di tantissimi libri su Roma e sul Vaticano, molti presenti nella bibliografia generale di questo libro.

All’epoca non sapevo chi fosse e la fortuna che m’era toccata e quindi spesso, per evitare le sue ore di latino, entravo alla seconda ora, ma appena entravo in classe lui si girava verso di me e mi diceva: “Franchetti?

 Con me non entri alla seconda ora. Vai a casa.” e la giornata scolastica per me finiva lì.

Ogni tanto anche lui, quando spiegava letteratura italiana, si lasciava andare a racconti incredibili legati alla Roma de ‘na vorta, magari del Tasso o del Belli.

Poi, da grande, capendo chi fosse veramente, lo andai a cercare e con l’Associazione SPQR gli assegnammo il Premio “La Lupa”, per il lavoro svolto per decenni nella diffusione della cultura, della storia e del folklore di Roma. Insomma, sono stato proprio fortunato: sono nato in una città così unica, così speciale e ho incontrato, lungo la mia strada, persone che la conoscevano bene e che hanno fatto tanto per raccontarmela, in modi diversi.

Perché c’è una Roma per ognuno di noi, per come la vogliamo trovare, basta cercarla. Roma è sotto un sasso, è dietro una siepe, è in fondo a un vicoletto.

Questa è Roma ma per capirla e conoscerla bisogna viverci. Oppure farsela raccontare da un romano.

Ecco, questo mio libro parte proprio da questa idea. Io sono nato nel centro di Roma, come leggerete.

Nel vero centro, a Via del Corso, e da parte di mia madre Isabella la famiglia è romana da sempre, imparentata con l’immenso Alberto Sordi, vero simbolo di romanità.

Mio padre, invece, era torinese e da giovanissimo si trasferì a Roma, dove rimase tutta la vita.

Di torinese non aveva più niente già da quando ho memoria, né abitudini, né tantomeno l’accento che invece era marcatamente romano, anche se alcune, pochissime, parole tipiche del nostro dialetto non le riuscì mai a pronunciare come chi a Roma c’è nato.

In questo libro vi racconto dunque una Roma diversa, che sono andato a cercare in vecchi libri, per le strade del centro, parlando con la gente dei quartieri, ascoltando la voce di Roma, cioè i Romani. 

In alcuni punti, durante il racconto, mi sono lasciato andare a qualche breve frase in romanesco.

Perché la storia di una città viene raccontata meglio se usiamo la sua voce, sembra più viva.

Questa Roma diversa, che forse neanche i Romani conoscono, ve la sto per raccontare io, perché… solo un romano può spiegarvi davvero cos’è Roma.

Come sempre scrivo al termine della prefazione di un mio libro: buon viaggio.

Giorgio Franchetti

Teatro Testaccio

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